La vera storia di SANDONINO









Il canonico Mancini, trascrive il Codice Laurenziano, e ci riporta molte notizie su San Donino.
Esistono in realtà più santi con questo nome:
San Donnino di Fidenza (martire), III-IV sec.,celebrato il 9 ottobre, cubiculario romano, uomo di fiducia dell'imperatore Massimiano, venne raggiunto da altri soldati romani e decapitato da questi all'ingresso della città, sul ponte del torrente Stirone: venne decapitato perché si era convertito alla fede cristiana. Secondo la leggenda, Donnino raccolse la testa e fece alcuni passi prima di cadere nel luogo dove oggi sorge la cattedrale. I cristiani del luogo ne seppellirono il corpo ed iniziarono un attento culto a questo martire della fede.

Gli archivi ecclesiastici riportano altri santi venerati come San Donnino:

San Donnino di Digne (vescovo), celebrato il 20 aprile. Ci è noto dalla Vita di s. Marcellino di Embrun. Venuto dall'Africa con Marcellino e Vincenzo, Donnino sbarcò a Nizza ed evangelizzò le Alpi Marittime. Marcellino divenne vescovo di Embrun verso il 362 ed inviò Donnino a predicare a Digne, di cui, sembra, lo consacrò vescovo dopo il 364. Alcuni ne pongono l'episcopato dal 313 al 340: il che è difficilmente ammissibile, non conciliandosi con la storia di s. Marcellino. Donnino fu dunque il primo vescovo di Digne ed edificò in questa città una chiesa alla Vergine. E' menzionato nel Martirologio Romano il 20 aprile. La sua festa si celebra a Digne il 13 febbraio, data in cui nel passato era commemorato anche ad Embrun
San Donnino di Vienne (vescovo), celebrato il 2 novembre , visse in Gallia ora Francia e si adoperò per la liberazione dei prigionieri
San Donnino martire in Macedonia, celebrato il 30 marzo, visse nel IV secolo a Salonicco in Macedonia ( ora Grecia)
San Donnino martire a Cesarea di Palestina, celebrato il 5 novembre, sotto l'imperatore Massimiano (secondo altri Diocleziano, ndr) (IV sec) insieme a Teotimo, Filoteo e Silvano. E' nominato da Eusebio di Cesarea come uno dei più celebri martiri della regione. Secondo questa fonte Donnino era un giovane cristiano di grande scienza, probabilmente medico.
San Donnino di Cesarea


Il "nostro San Donino" vive invece nel VI° secolo essendo nato nel 530 (ca.); vive a Citta' di Castello (allora Castrum Felicitatis e poi Tifernum Tiberinum) ; è un laico ma molto amico di Florido ed Amanzio (che poi diverranno a loro volta santi e sono tutt'ora , con San Donino, i protettori di Citta' di Castello)

Durante l'invasione barbarica, Totila, re dei Goti, invade l'Italia centrale distruggendola e mettendola a ferro e fuoco; Donnino con Florido ed Amanzio si rifugiano a Perugia presso il vescovo Ercolano.
Nel 552 , nella famosa battaglia di Tagina ( Gualdo Tadineo) Totila viene sconfitto da Nersete, generale Bizzantino inviato dall'imperatore Giustiniano I° per liberare l'Italia e Roma.
Donnino con gli amici Florido ed Amanzio ritornano a Citta' di Castello ed organizzano la ricostruzione della citta' ( secondo altri storici solo del duomo).

Nel 599 (o 600) , dopo la morte di Florido prima ed Amanzio subito dopo, Donnino deluso ed amareggiato per la morte dei suoi amici e compagni, decide di darsi all'eremitaggio e si trasferisce in località Rubbiano in Val di Pierle ( presso Mercatale di Cortona) ; qui si nutre di erbe e passa il suo tempo in preghiera ed in compagnia di un cane.

Scoperto da alcuni abitanti del luogo che raccoglievano ghiande, si sparse rapidamente la notizia della sua presenza e dei suoi poteri ed una gran folla di gente iniziò a fargli visita; Donnino chiese pertanto di essere lasciato tranquillo e che gli edificassero una piccola caverna ( parvum tugurium), altrimente sarebbe andato in luoghi piu' lontani. L'unica cosa che accettò fu la presenza di due persone ogni sabato, con un po di cibo per lui.
Secondo Celestino Vaiani ( che ha scritto recentemente un libro, “Donnino, contemporaneo dell’avvenire”) per rivalutare l’importanza del santo, l’acqua della fontana a cui attingeva Donino era ritenuta “miracolosa” ed il “Sasso” fu oggetto di pellegrinaggio di fedeli per lungo tempo.




Ai “Sassi” che si trovano nel bosco circostante era attribuito il potere di guarire , per intercessione di San Donnino , il male dei ginocchi ( 1° sasso) , della schiena (2° sasso) ed in modo particolare dall’ epilessia . Il luogo cultuale è caratterizzato da due grandi pietre di arenaria scavate da profondi solchi che la leggenda vuole prodotti dalle zampe anteriori di due vacche che colà si inginocchiarono per poter bere dal sottostante torrente; fu solo un miracolo propiziato da San Donnino, stanco dalla lunga giornata di aratura con le stesse bestie e non in grado di accompagnarle come d’uso a bere al torrente, se le due vacche riuscirono ad allungare il loro collo per più di 50 metri e dissetarsi alla fresca acqua corrente.
Accanto al Sasso c’è una piccola cappella od oratorio che conserva dei quaderni dove i fedeli annotano le grazie che chiedono a San Donnino.

Dalle invocazioni lasciate siamo certi che ancor oggi la gente si rivolge al Santo e sappiamo che è antica consuetudine adagiarsi sui massi mettendo a contatto con la pietra le parti doloranti (ginocchia, gambe, schiena, reni …). Un tempo venivano qui i congiunti di donne incinte per prendere piccole pietre che poi esse portavano addosso fino al momento del parto, a protezione della gravidanza. La Fonte: questa fonte è situata non troppo distante dall’antica Pieve di S. Maria e S. Donnino, sotto il Santuario della Madonna della Croce. Essa era limitrofa ad una grossa pietra sotto la quale la leggenda pone un rifugio del Santo. La Fonte era famosa per le proprietà guaritrici dall’idrofobia datele dall’essere situata accanto al giaciglio di san Donnino.

Qui si recavano i morsicati da cani idrofobi e ricevevano la taumaturgica acqua su un calice di peltro, detto "di San Donnino", che era conservato nell’antica Pieve. Ci sono testimonianze che affermano come perfino dalla Pieve di S. Donnino a Maiano (Palazzo del Pero - Arezzo), i parenti dei morsicati da cani, che non trovavano giovamento nelle pratiche salutari, condotte presso la chiesa evidentemente dedicata al medesimo santo tifernate, corressero alla Fonte in Val di Pierle e riportassero in giornata la preziosa acqua.
Il Santuario di S. Maria della Croce: sorto nel XVI secolo, lo spettacolare edificio conserva nell’altare di sinistra un affresco raffigurante S. Donnino, seppur nell’iconografia errata e tipica del santo di Fidenza.

Pertanto i sassi rappresentano un momento di diversità nel culto di SanDonnino a Monte Rubbiano ed a Villa San Donnino di Citta’ di Castello. Ma certamente , nonostante che gli abitanti di Robbiano e quelli di D’Upo’, ne rivendichino l’unico luogo di eremitaggio del santo, San Donnino ha vissuto nell’ultima parte della sua vita, in questa località che da lui prende il nome.

Confusione nasce da quanto ricordato dallo storico , padre Conti, che racconta la vita del santo; altri scrittori successivamente, fidandosi di quanto raccontato da questo storico hanno proseguito nell’errore.
San Donnino, di fatto, sotto l’insistenza dei propri concittadini nel 600 ca. decise di ritornare qui a Citta’ di Castello, scegliendo una grotta nella collina che ora è detta Villa San Donino.
Qui morì il 9 ottobre del 610 .
Quindi Donnino vive in questa zona per circa 10 anni e, oltre che protettore dei cani e dei malati di idrofobia, sembre essere protettore anche dei malati dei denti ( vedi i due quadri in fondo alla chiesa) e secondo il canonico Ascani A. un suo dente è costudito in prezioso reliquario d’argento nel Duomo.

In Suo onore, in questa località , ove Donnino ha concluso la sua vita terrena, prima del 1500 è stata costruita la chiesa ; in essa è conservata l’urna di legno con le ossa del Santo e con l’iscrizione “OSSA S. DOMNINI CONF.”; l’urna è stata posta qui , dopo ricognizione ordinata dal vescovo tifernate Mons. Filidori, il 28 ottobre 1543 .
Ricognizioni successiva sono avvenute negli anni 1791 e 1869.


Il capostipite di una nobile famiglia , vissuta a Roma intorno al 1000, Domenico Antonio Pierleoni il 24 luglio del 1724 si stabilì a Citta’ di Castello ed acquistò il terreno nella località detta San Donnino, a pochi chilometri da Citta’ di Castello a nord di Santa Lucia.
Monsignor Florido Pierleoni, vescovo di Acquapendente dal 1802 al 1831, costruì la villa inglobando la cappella dedicata al Santo.
Sembra che la tela, posta sopra l’altare sia stata da Lui commissionata nel 1801 a Petrus Tedeschi, pittore romano di chiara fama; la tela raffigura l’Immacolata con gli Angeli ed in basso San Florido e San Donino. Sullo sfondo si vede Città di Castello e vicino a San Donino ed il cane è raffigurata la villa.
Nel 1805, Monsig. Annibale Genga viene a Città di Castello ospite della famiglia Pierleoni;
Successivamente, divenuto Papa con il nome di Leone XII°, insignì Vincenzo Pierleoni del titolo di Conte di Villa San Donino da trasmettere ai tutti i suoi eredi, come si legge in una lapide della villa.




Nel 1968 la propietà , ormai in rovina e cadente, è stata acquistata dal sig. Francesco Giorgi che ha provveduto al restauro della villa ed alla sua trasformazione in albergo.
La cappella è stata restaurata più recentemente , nel 1997 sotto la sapiente guida del figlio Giuliano.
Donino , sicuramente fu un laico; ad avvalorare tale credenza esiste un’immagine che lo ritrae con San Florido e Sant’Amanzio in una formella del Paliotto d’argento che si trova nel museo del Duomo a Città di Castello. Il paliotto fu donato alla citta’ dal Sommo Pontefice Celestino II° , tifernate, nel 1144.









San Donnino per molti anni fu onorato e venerato dai tifernati e, la dimostrazione di questo affetto viene raffigurato in significative opere artistiche conservate nel Duomo di Città di Castello come nell’affresco di Bernardino Gagliardi (1641) o ancora meglio nella volta del presbiterio dipinta da Marco Benefial tra il 1747 ed il 1749 e che rappresenta la Madonna Assunta tra Angeli e Santi tifernati ed ancora nella Cupola della Basilica Cattedrale affrescata tra il 1795 ed il 1797 da Tommaso Maria Conca dopo che la stessa cupola, crollata durante il terribile terremoto del 1789, era stata ricostruita.
Nel particolare si nota come il pittore abbia voluto interpretare San Donnino che si piega verso i suoi concittadini con gesto rassicurante.

In base a queste ancor vive testimonianze di un culto e di una fede secolari, così come ai più antichi documenti che illustrano la vita di S. Donnino, il Capitolo dei canonici del Duomo di Città di Castello, nel 2003, ha deciso di ristabilire la verità storica circa lo stato di laico del santo, di fare chiarezza sui luoghi in cui egli fece l’alta esperienza evangelica di eremita, di riscoprire la sua autentica personalità. Per fare questo è stata affidata al Maestro Nemo Sarteanesi una tavola con la rappresentazione del Santo e le sue più salienti caratteristiche.

Preghiera a San Donnino
San Donnino, splendore del nostro lai­cato, intercedi per noi perché facciamo del tuo insegnamento il nostro pro­gramma di vita.
Ottienici di essere e di dimostrare di essere tutti di Dio e del Cielo: di quel Dio, che fu la luce e la forza della tua vita interamente spesa per il bene materiale e spirituale della tua città; di quel "Crocifisso tuo Bene", con il quale vivesti in piena intimità per lunghi anni nel solitario monte di "Rubiano" e nella Villa San Donnino, implorando per te e per i tuoi concittadini di tutti i tempi la pienezza di vita nel suo Regno. Te ne scongiuriamo perché di quel Dio, che è il "tutto" di tutti, avver­tiamo oggi tragicamente l’infinita assenza".
Ottienici di essere e di dimostrare di essere tutti degli uomini e tutti della terra: di farci carico dei problemi della nostra società, oggi non priva di benessere, ma sovrastata da un cielo spento; sofferente per la disgregazione delle famiglie e per l'ossessionata ricerca di parte della gioventù di esizia­li "paradisi artificiali"; disattenta alle vecchie e nuove povertà; paga di una squallida concezione edonistica della vita fuggente.
Ottienici la generosità di ripetere a tutti il "lieto annuncio", confidatoci da Gesù, e lo spasimo del bene comune non solo della terra castellana e rubianese, ma anche del "villaggio globale" rovinosamente lontano dal disegno cristiano di un'umanità fraterna, incamminata verso la perenne prima­vera del luminoso tuo cielo. Amen.

(C. Vaiani)

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